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D’estate la porta è sempre aperta. D’inverno invece bisogna suonare il campanello numero 4 di Via Vittorio Emanuele e aspettare una manciata di secondi prima che Purple Ryta vi faccia entrare nella sua casa-studio. A raccontare di lei (e di loro) ci sono prima le scale d’ingresso: “Il vino nuoce gravemente all’ignoranza, contiene cultura”. Qui, tra le vie strette di Barolo, prende forma l’arte di un’artista che ha scelto di non dipingere con i classici colori acrilici, ma con il vino di casa sua: il Piemonte. E lo fa versandone poco più di alcune gocce su un foglio di carta, per poi aspettare che si stabilizzi e trovi “la sua strada”. Perché tanto “per natura il vino macchia”. Così quello che per noi comuni mortali è un vero disastro, perché diciamocelo, il vino accidentalmente versato su una maglia o su una tovaglia non è mai un piacere, per Rita è spettacolo. Un gesto provocatorio che serve a dire “Alt, fermi tutti. Perché voi che venite a trovarci dovreste sapere che qui non abbiamo solo vino e buon cibo, ma abbiamo anche cultura, paesaggi, castelli, quindi date un’occhiata anche a tutto il resto”.

Chi è Purple Ryta

Nata e cresciuta tra le colline del Roero, dopo una laurea in Scienze della Comunicazione a Torino, Rita Barbero inizia a lavorare per il settore del vino. Anno di svolta nella vita dell’artista è il 2013, quando lavoro e passione si intrecciano tra loro. “Un giorno un’enoteca qui a Barolo mi ha chiesto di decorare le loro pareti. Prima di quel momento dipingevo per passione, ma poi ho iniziato ad usare il loro retro come laboratorio, finchè non ho deciso di aprirne uno tutto mio ed eccomi qui”. Oggi in Italia, oltre a Rita, si contano sulle dita delle mani gli artisti che scelgono il vino come tecnica per dipingere. “Già il mondo del vino è un mondo di nicchia, figuriamoci la pittura con il vino, ma la tecnica della macchia è poco diffusa perché c’è chi usa riduzioni, l’addizione di altre sostanze per farla fissare sulla tela”.

Seduta per terra: la tecnica di Rita

Rita dipinge seduta a terra, appoggiata su un cuscino (non a caso di colore bordeaux), in compagnia di un foglio di carta 100% cotone naturale e di decine di bottiglie di vino, oltre ad un pennello nascosto tra i capelli che sfila all’occorrenza. “Faccio una macchia di vino sulla carta, lascio che si esprima, decido quale rappresentazione dargli e poi completo il dipinto quando il liquido si è asciugato”. Ci sono volte in cui ci soffia sopra per orientarne la direzione, altre in cui lascia libertà totale al vino di espandersi secondo la propria natura, altre in cui prende in mano il suo pennello per definirne linee e contorni. Ma ogni macchia le suggerisce qualcosa di diverso, per questo nessuna delle sue creazioni è mai uguale. Come mai uguali sono immaginazione, ispirazione e curiosità nella mente dell’artista. Se è vero che lo scrittore ama scrivere la notte, perché trova ispirazione per le sue parole nel buio, così Rita preferisce lanciare la macchia di sera e aspettare l’indomani per deciderne le sorti. “Diciamo che è anche un’ottimizzazione del tempo: durante la notte lei lavora, io intanto dormo, il mattino dopo in genere è ancora bagnata quindi non la tocco perché muovendola potrebbe cambiare, poi quando vedo che è stabile entro nel vivo della produzione”.

Vino bianco o rosso?

Solitamente Purple Ryta per le sue opere d’arte sceglie vini del territorio come Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Barolo, Barbaresco, che hanno come caratteristica quella di evolvere esattamente come succede in bottiglia. Ma non esclude i vini bianchi, che di solito ossidano e si scuriscono, né tantomeno il caffè e il thè, anche se hanno un impatto visivo “più freddo”. “C’è molta differenza di colore perché per esempio i Dolcetti e le Barbere sono molto carichi e vivaci subito, ma poi si calmano perché con il tempo virano fino a trovare la loro stabilità. Il Barolo invece, o comunque tutti quei vini a base Nebbiolo non cambiano più di tanto perché hanno già fatto un loro processo evolutivo e sono più aranciati”. Grande appassionata di vino, Rita ama esplorare anche altre regioni d’Italia e Paesi esteri, ecco perchè quando apre una bottiglia che le piace ne tiene un fondo per provare a farne una nuova macchia. “La cosa sorprendente è che lo stesso vino ha tantissime nuance in base alla concentrazione con la quale lo si stende sul foglio”.

Donne: protagoniste indiscusse

Protagoniste indiscusse nelle tele di Rita sono le donne spettinate, “più impegnate a vivere che a pettinarsi”. Ci sono poi quelle “maleducate, quelle che bevono, mi immagino quelle che vivono e lavorano nelle Langhe, quelle che sognano, oppure quelle che ammaliano e incantano come le sirene”. Ma non mancano figure oniriche e soggetti astratti. Ed ecco apparire sui muri del laboratorio pesci, onde, farfalle, cervelli che stanno per esplodere perché troppo creativi. Ogni dipinto porta con sé la parte razionale, ma soprattutto irrazionale dell’artista. Così come i piccoli gioielli da lei creati con gli avanzi delle bottiglie, quindi tappi, capsule eccetera. Più di una volta turisti, visitatori e semplici appassionati le hanno chiesto di assistere a una sua performance. “Ho sempre risposto di sì, ma allo stesso tempo pensavo che il mio lavoro non avesse nulla a che vedere con un inseguimento, cioè non è avvincente. Vedi una che fa una macchia, poi devi stare lì a contartela mentre asciuga”. Ecco perché nella sua mente è scattata la domanda: “Ma perché non far dipingere gli altri?”. Così da Purple Ryta in Via Vittorio Emanuele ora si può provare la sua tecnica, circondati da arte, energia e cultura. “L’esperienza è più bella se la vivi in prima persona perché oltre alla parte di tecnica c’è anche quella di improvvisazione, come a teatro”.

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