Due vite diametralmente opposte: lei una psicologa, lui un giocatore professionista di rugby. Lei italiana, lui sud-africano. Ma una grande passione condivisa: l’Africa. È una storia romantica, e anche forse indicibile, quella di “Everseensa”, nome d’arte di Serena Negro e Charles Van Staden. Una travel couple che, per uno strano gioco del destino, si è trovata a vivere in un Paese che è 4 volte più grande l’Italia. Oggi documentano la Wildlife con Safari di lusso in SudAfrica, Namibia e Tanzania. Un’avventura incredibile iniziata 5 anni fa che li ha trasformati in guide turistiche professionali, fotografi, operatori video e punto di riferimento per tutti quei viaggiatori (non turisti) che vogliono scoprire quella che è la vera natura africana. Dopo aver passato ore ed ore fermi ad osservare i comportamenti degli animali, conoscono a memoria le loro “warning charge”. Ed eccoli raccontare che quando gli elefanti si approcciano a una Jeep sono semplicemente curiosi e vogliono investigare: “se scuotono la testa è perché ti avvisano che sono più grandi di te, quindi devi fare attenzione a come ti comporti”. Ma non c’è da preoccuparsi, parola di EverseenSa. È un semplice desiderio di “show dominance”. Quando invece muovono le orecchie non sono arrabbiati: “semplicemente hanno un sacco di vasi sanguigni in quella zona quindi lo fanno per raffreddarsi”. Scappare quando? Se alzano la coda a 90 gradi. Charles e Serena hanno uno spiccato senso della vista, dell’udito e dell’olfatto che è puro frutto di esperienza e attesa. Ma soprattutto emanano una sinergia con quel Continente che è la stessa delle fotografie postate su Instagram. Uno spettacolare esempio di come, a volte, quel che appare sui Social equivale all’essenza reale delle persone.
Una storia d’amore tra Biella, Vicenza e il sud Africa
Prima di questo successo, però, come in tutte le storie con un bel finale, la coppia si è trovata a fare i conti con la realtà. Me lo hanno raccontato di persona tra le mura del loro nido, un paesino in provincia di Biella in cui fanno tappa a mesi alterni per riorganizzare le idee. Come si sono conosciuti? Sicuramente non in Africa, come invece in molti pensano. “Mi stavo occupando di un progetto per la psicologia dello sport con dei ragazzi under 18 qui a Biella e guarda caso il coach della squadra di rugby era Charles”. Lei parlava italiano, lui inglese. Ad abbattere le barriere linguistiche ci ha pensato un colpo di fulmine, che li ha trasportati in un vortice di amore, emozione e movimento. “Dopo qualche mese Charles è stato chiamato a Piacenza per giocare in una squadra d’eccellenza e io ho iniziato a fare tutti i week end su e giù per poterlo vedere”. Poi, in un throw-back al passato, Serena ricorda del viaggio che nel giro di qualche anno le avrebbe rivoluzionato la vita. “Charles mi ha detto: devo andare in Sudafrica, scade il mio contratto in squadra e non so se me lo rinnovano, ho preso un biglietto anche per te così mi raggiungi”. Il sogno di una vita, penserete, se non fosse che Serena all’epoca aveva paura di volare. È poi partita? Sì e la prima esperienza diretta con quel continente è per lei così sensazionale da farle credere di essere dentro una favola. “Quando siamo usciti dall’aeroporto ho visto le giraffe vicino all’autostrada e ho pensato che lì ci fosse uno zoo, ma poi Charles mi ha spiegato che in realtà in Sud Africa quella era la normalità. Anche quando sono entrata nel Kruger mi sono messa a piangere perché mi sono trovata catapultata in un mondo a cui non ero abituata e che non mi sembrava reale”.
Che trauma tornare in Italia
Il ritorno in Italia dopo il viaggio in Sud Africa è un trauma: prima la notizia per Charles di dover andare a giocare in una squadra del Veneto, poi lo strappo al bicipite femorale di 3 centimetri dopo la prima partita. E intanto Serena alle prese con un altro pendolarismo. Mentre mi raccontano del periodo complicato eccoli rivivere un evento per loro decisivo: “Un giorno siamo andati a una fiera del cioccolato, ritrovandoci con 70 euro sul conto, che poi sono diventati 35 dopo che abbiamo comprato un pezzo di fudge da una signora anziana. Il ritorno verso casa lo abbiamo passato mangiando e piangendo”. Saranno state le varie volte a stretto contatto con l’Africa, o forse il voler cambiare strada, ma dopo l’esperienza del cioccolato Serena e Charles decidono che è arrivato il momento di dare una scossa alla loro vita. E lo fanno aprendo il profilo Instagram “Everseensa”, il cui nome vuole proprio far intendere “vogliamo farti vedere questo Continente con occhi diversi”. Dopo mesi di studi online, podcast, prove video e ricerche sul mondo dei Safari, arriva il lancio del primo viaggio di gruppo con alcuni influencer. “Le date sono andate subito sold-out e io e Serena ci siamo detti: ah ma allora le persone vogliono partire con noi!”. Una bella spinta che li porta ad abbandonare l’Italia, e con lei ogni certezza, per abbracciare qualcosa che era ancora un enorme punto interrogativo. Il trasferimento ufficiale in SudAfrica passa attraverso il matrimonio (tutto italiano) e il Covid. Un periodo strano, vissuto nei dietro le quinte di un lodge, “che ci ha obbligato a reinventarci con video, foto e storie di intrattenimento sul nostro profilo”. Ogni giorno la pagina guadagnava followers da tutto il mondo: Italia, America, Francia, Germania, Russia, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa. Forse doveva andare tutto così, perché quel tempo costretti a stare “fermi” ha poi permesso loro di “esplodere” nel momento in cui i viaggiatori sono stati di nuovo liberi di oltrepassare i confini.
Una sola missione
Hanno viaggiato per conoscere il Sudafrica in tutte le sue sfumature. Ne hanno vissuto bellezze, storie, ritmi e criticità. Visitando alcuni centri di recupero per animali in via di estinzione e incontrando molte persone sulla strada sono diventati ambasciatori del più grande orfanotrofio per rinoceronti del Sud Africa, Care for Wild. E lo hanno fatto per pura passione. Quei loro scatti, così realistici, così vivi, non sono il risultato di scuole o corsi, ma solo della consapevolezza che la fotografia si impara facendola. “A volte per catturare lo scatto perfetto passiamo ore fermi ad aspettare che un animale alzi la testa o faccia qualcosa”. Con obiettivi e corpi macchina che superano le decine di migliaia di euro, hanno fotografato leopardi, elefanti, uccelli, persone e paesaggi. Hanno filmato lotte tra leoni, i preferiti di Charles, che ne conosce a memoria tutte le gerarchie. Ma c’è uno scatto perfetto che ancora manca al loro portfolio ed è quello al Licaone, detto anche “cane selvatico africano”. “È un esemplare difficile da fotografare perché non sta mai fermo e poi proprio sotto agli occhi ha una parte nera che la macchina fotografica fatica a mettere a fuoco”. Di rischi ne hanno corsi, l’ultimo lo racconta Serena. È uno spoiler: “Qualche settimana fa ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare, cioè scendere dalla Jeep per fare pipì e ho sentito degli strani rumori nel cespuglio”. Non ha avuto il coraggio di girarsi (per fortuna) a guardare, ma giusto il tempo di risalire in macchina si è resa conto che in quel “bush” c’era una leonessa che le stava facendo una warning charge. “Il leone non ha molto a che vedere con il romanzato cartone “Re Leone”, perché la realtà delle cose è che gli animali guardano alla loro sopravvivenza”. Ma la loro missione continua ad essere la stessa di 5 anni fa: mostrare la bellezza dell’Africa a quante più persone possibile e aumentare la consapevolezza relativa al bracconaggio.